Il Presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola, è nuovamente tornato a parlare di plasma iperimmune impiegato nella terapia di alcuni pazienti affetti da Coronavirus.
Ha deciso di ribadire dei concetti chiave, già precedentemente esposti in un video, per fare chiarezza dopo che alcuni strani messaggi sono comparsi sui social network. Messaggi che contengono informazioni fuorvianti, spesso “condite” di critiche e attacchi nei confronti di chi, all’interno della comunità scientifica, preferisce rimanere prudente sulla reale efficacia della sperimentazione con il plasma iperimmune per curare i malati di Coronavirus.
Questa la sua lettera aperta:
«A seguito di messaggi che circolano nelle ultime ore su WhatsApp e Facebook, si vuole precisare e ribadire quanto già evidenziato relativamente alla terapia con plasma iperimmune contro il Covid-19.
Si è dimostrato che in molti casi il plasma è efficace per gli anticorpi presenti nei soggetti guariti, ma con il plasma prelevato si somministrano anche sostanze non necessarie per il trattamento di determinate patologie. Quindi, rappresenta una terapia sperimentale ed emergenziale già nota per altre malattie.
Serve ora capire quali sono gli anticorpi efficaci, isolarli, purificarli e poi somministrare solo quelli in dose controllata e farmacologica. Come avviene per le immunoglobuline antitetaniche, ad esempio.
È comunque importante sottolineare che questo approccio ha dimostrato che il plasma contiene degli elementi che funzionano contro il virus e lo neutralizzano.
AVIS, insieme al mondo scientifico e al Centro Nazionale Sangue, sta seguendo con molta attenzione l’evoluzione e si sta adoperando per studiare queste opportunità. Al momento, però, è importante mantenere la calma e informarsi sempre attraverso fonti attendibili e non creare false aspettative.
Appena conosceremo il test che meglio è in grado di rilevare e dosare questi specifici anticorpi e non appena le aziende di plasmaderivazione saranno in grado di produrre le immunoglobuline specifiche, coinvolgeremo la generosità dei donatori per la plasmaferesi».