Giorgio Sinigaglia, 1886-1970, fu Primario chirurgo presso l’Ospedale Civile di Brescia, fondatore dell’Avis nonché primo Presidente, e con un cuore grande come un palazzo di mille piani. La figlia Anna Maria Sinigaglia Gallico così lo vuole ricordare: Le Trenta Rane «A Pasqua si lucidavano le catene del fuoco. Mio figlio aveva sette anni. «Mamma voglio andare anch’io a lucidare le catene» «E va» gli ho detto «così prendi la mancia». È partito di corsa contento, a piedi nudi per i campi. La sera è tornato a casa con il fazzoletto sporco di sangue e il piede fasciato. «Cos’hai fatto Aurelio?»/ «Mamma ho preso uno ’sgalbisù (si era inciampato) e mi si è rotta l’unghia. Sono andato nel fosso a lavarmi il piede e l’ho legato col fazzoletto»/ Io gliel’ho guardato, disinfettato e ho cambiato il fazzoletto. La sera Aurelio è andato a letto senza mangiare perché non stava bene. È stato due o tre giorni con la febbre da cavallo. Dico a mio marito: «Senti Pietro, domani prestami il cavallo con il baroccio che porto a Brescia a far vedere Aurelio dal professore, perché il ragazzo non mi piace, gli viene sempre la febbre alta». Allora c’era il Prof. Sinigaglia primario dell’Ospedale Civile. Era il 24 aprile mi ricordo ancora e l’ospedale era in via Moretto. Vado in portineria e mi faccio chiamare il Prof. Sinigaglia. «Ma signora è matta» dice il portinaio. «Lo sa che giorno è oggi? È San Giorgio, l’onomastico del professore. Sono tutti a festeggiarlo; non vogliono essere disturbati«. «No, no, vada (e gli do la mancia) e dica che è la Sig. Brioni che lo vuole che mi conosce personalmente». Il professore arriva e mi dice: «Maria cosa succede?» «Dottore scusi se la disturbo in un giorno come questo ma volevo che guardasse mio figlio perché sono preoccupata». Come l’ha visto me l’ha portato in sala operatoria. Sono passate due ore. «Maria hai fatto bene a portarlo oggi. Se me lo portavi domani non ci sarebbe più stato niente da fare, l’infezione gli avrebbe preso la spina dorsale». Allora tutti i giorni io andavo a vederlo finché il Prof. ha detto: «Ora è come prima». Io gli ho chiesto come sdebitarmi e lui mi chiede: «Tuo marito vende ancora le rane? Ecco portamene una trentina». Io pensavo di spellarle pronte per fare la frittata, ma il professore le ha volute vive. Quando gliele ho portate all’ospedale il professore mi ha detto: «Maria vieni con me». Mi ha portato nel reparto bambini, li ha chiamati tutti nel giardino, ha mollato le rane e ha detto: «Ogni rana che prendete vi do un ‘ventino’», (moneta di nichel da venti centesimi). Quando sono andata via sentivo le grida dei bambini che correvano felici ad acchiapparle». Tratto da «Storie di ieri per i bambini di oggi» Università degli Anziani di Ghedi A cura di Mary Corbellini Zubbi. // Anna Maria Sinigaglia Gallico Brescia
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